DOSSIER FOIBE ED ESODO
UNA STORIA NEGATA A TRE GENERAZIONI DI ITALIANI
a cura di Silvia Ferretto Clementi
Tratto dal Dossier Foibe ed Esodo, curato da
Silvia Ferretto Clementi, Consigliere Regionale della Lombardia. (www.ferretto.it)
Indice
LE FOIBE NEI TESTI: VERITA’, FALSITA’ ED OMISSIONI
CONFINE ORIENTALE
Mario Pacor - Milano, Feltrinelli, 1954
p. 34
Nei quaranta giorni della loro occupazione, i comandi militari Jugoslavi, e le
autorità civili slave e italiane, da essi riconosciute, condussero una
politica che, se aveva per presupposto l’annessione alla Jugoslavia,
ostica a una parte della popolazione italiana, deve tuttavia essere riconosciuta
obiettivamente assai corretta e civile.
Nessun riferimento alle foibe, all’esodo
o ai lager titini,
M. Pacor, pubblicato in ITALIA DRAMMATICA
STORIA DELLA GUERRA CIVILE
Della Volpe editore, Unione Editoriale vol.
3, 1965
p. 568
i nostri alleati della nostra Jugoslavia, alfieri eroici di libertà e
progresso, con i quali dobbiamo stringere sempre più rapporti di
amicizia e di collaborazione (…).
p. 570
sull’occupazione di Gorizia: amministrazione democratica.
p. 574
Un’illustrazione a corredo del pezzo raffigura un titino che sorride ad alcune
donne e riporta la seguente didascalia: 1 maggio 1945: i partigiani entrano
in Trieste. C’è chi si ferma per scambiare un sorriso con le cittadine.
Nelle zone compattamente slave il potere fu assunto dai comitati dell’OF,
nelle altre dai CLN in collaborazione con l’OF o dai Comitati popolari
misti.
p. 571
Didascalia riportata sotto la fotografia di Francesco De Gregori: detto
"Bolla", morì con 17 suoi uomini per opera di una banda rivale.
Nessun riferimento alle foibe, all’esodo
o ai lager titini,
STORIA UNIVERSALE
Rizzoli Larousse, Milano, 1973
Nessun riferimento alle foibe, all’esodo
o ai lager titini,
L’EUROPA E GLI ALTRI CORSI DI STORIA PER I
TRIENNI DELLE SCUOLE MEDIE SUPERIORI 3 -
Claudio De Boni, Enrico Nistri - Firenze,
G. D’Anna, 1991
Cap. 13 - La pace senza pace - L’età
della guerra fredda.
La normalizzazione degasperiana (...) Assai più arduo e penoso è il compito
che si trova ad affrontare nella sua politica estera lo statista
trentino, chiamato ad accettare il trattato di pace imposto dalle potenze
vincitrici al nostro paese. Esclusa dalle trattative, considerata a pieno titolo
una nazione vinta, nonostante la cobelligeranza e la lotta di resistenza
antitedesca, l’Italia è chiamata ad accettare una pace punitiva, anche
se meno onerosa di quella toccata ad altre nazioni coinvolte nel
conflitto. Oltre a dover accettare alcune modeste rettifiche del confine con
la Francia, la rinuncia di fatto all’Istria e alla Dalmazia, a beneficio
della Jugoslavia, la trasformazione della città di Trieste in un
"territorio libero" sotto l’amministrazione angloamericana".
Cap. 14 - L’età del disgelo - Una
legislatura di transizione (1953-1958)
Anticomunismo e sussulti nazionalistici (...) nè manca, nel 1953, un sussulto
nazionalista: dinanzi alla riluttanza degli anglo-americani a restituire
Trieste all’Italia e alla minaccia Jugoslava di occupare la città, il
primo ministro democristiano Giuseppe Pella ammassa le truppe alla
frontiera, con una presa di posizione che rende per qualche tempo molto tesi i
rapporti con Tito e con gli stessi alleati occidentali, anche se pone le
premesse per il definitivo ritorno di parte della Venezia Giulia all’Italia.
Nessun riferimento alle foibe, all’esodo
o ai lager titini.
NEL TEMPO 3 Corso di storia
per la scuola media
Gabriele De Rosa, Antonio Cestaio - Milano,
Minerva Italica, Rist. 1991
Cap. 24 - Usa e URSS: la divisione
ideologica e militare del mondo.
3. Il trattato di pace per l’Italia.
I trattati di pace, firmati a Parigi nel 1947, risentono del clima di sospetto
formatosi nei rapporti fra le grandi potenze. Basti dire che mentre l’Italia
riuscì ad avere un trattato di pace, sia pure a costo di grandi
sacrifici, la Germania non l’ebbe. Ecco le clausole principali del
trattato di pace per l’Italia, firmato dal presidente del Consiglio del
tempo, Alcide De Gasperi:
1) restituzione delle isole del Dodecanneso, nel mar Egeo, alla Grecia;
2) cessione dell’Istria e di altri territori della Venezia Giulia alla
Jugoslavia. Trieste, dopo lunghe discussioni e violente polemiche, fu
dichiarata territorio libero e fu divisa in due zone: una sotto il
controllo degli anglo-americani, l’altra sotto il controllo iugoslavo. Ogni
tentativo di accordo fra Italia e Jugoslavia non ottenne nessun
risultato. Solo nel 1954 Trieste fu restituita all’Italia;
3) cessione alla Francia di due paesi di confine: Briga e Tenda. Delle colonie
italiane in Africa, l’Eritrea fu federata all’Etiopia; la Somalia fu
affidata all’Italia in amministrazione fiduciaria per 10 anni e, poi,
nel 1960 fu resa indipendente; la Libia divenne stato indipendente. Anche l’Albania,
annessa all’Italia nel 1939, tornò ad essere uno stato indipendente.
Nessun riferimento alle foibe, all’esodo
o ai lager titini.
STORIA D’ITALIA DE AGOSTINI cronologia 1815-1990
Novara, De Agostini, 1991
p. 525 - Questione di Trieste
Il trattato italo jugoslavo di Rapallo del 1920 aveva incluso nei territori
sotto la sovranità italiana 500.000 slavi. In queste regioni il fascismo
aveva condotto una politica di italianizzazione forzata, agendo con
misure fortemente repressive.
Le forze partigiane jugoslave, negli ultimi giorni della seconda guerra
mondiale, avevano occupato ampie porzioni di territorio italiano. Solo
dopo delicate trattative con gli anglo americani, nel giugno del 1945,
gli jugoslavi si erano ritirati.
Si prosegue con la descrizione delle zone A
e B, con il passaggio di Trieste nel ‘54 all’Italia.
Nessun riferimento al trattato di Osimo,
alle foibe, all’esodo o ai lager titini
L’OPERAZIONE STORICA — L’ETA’
CONTEMPORANEA 3 NOVECENTO
Alberto De Bernardi, Scipione Guarracino -
Mi, Ed. Scolastiche Bruno Mondadori, 1991
Nessun riferimento alle foibe, all’esodo
o ai lager titini.
CORSO DI STORIA – L’ETA’ CONTEMPORANEA –
Vol. 3
Giampiero Carocci - Bologna, Ed. Zanichelli,
1992
Capitolo 76 — La Repubblica Italiana
76.2. La svolta moderata del 1947
Trattato di pace — Il 10 febbraio 1947 venne firmato il trattato di pace, che
impose vari sacrifici territoriali: Briga e Tenda passarono alla Francia,
la Dalmazia e una parte della Venezia Giulia alla Jugoslavia, il
Dodecanneso alla Grecia, Trieste, contesa dalla Jugoslavia, fu eretta in territorio
libero e restituita all’Italia più tardi, nel 1954.
Nessun riferimento alle foibe, all’esodo
o ai lager titini.
LE NAZIONI D’EUROPA E IL MONDO
G. Cracco, A. Prandi, F. Traniello - S.E.I.
Torino, 1993
Cap. 18.
Nascita e trasformazioni del "Mondo Bipolare" (1945-1980).
La conferenza di Parigi e il nuovo assetto europeo.
(…) L’Italia, oltre ad alcune correzioni di confine a favore della
Francia, dovette cedere alla Jugoslavia l’Istria, Fiume, Zara, parte
della Venezia Giulia fino a Gorizia, le isole della Dalmazia. Trieste e l’area
istriana circostante, pretese dalla Jugoslavia, vennero divise in due "zone"
affidate all’amministrazione inglese e a quella jugoslava (solo nel 1954 un
accordo italojugoslavo definì la questione con il ritorno di Trieste all’Italia
e la rinuncia di fatto da parte italiana al territorio istriano ormai
jugoslavo). Inoltre l’Italia perse il dominio sull’Albania, sulle isole
del Dodecanneso e su tutte le colonie (con l’eccezione della Somalia, affidata
fino al 1960 in amministrazione fiduciaria).
La prima conseguenza di questi spostamenti di confini fu quella di un massiccio
esodo di popolazioni, specialmente tedesche, polacche e italiane (...).
Nessun riferimento alle foibe o ai lager
titini.
STORIA DELL’ETA’ CONTEMPORANEA Dalla
seconda rivoluzione industriale ai giorni nostri
Peppino Ortoleva, Marco Revelli - Milano,
Ed. Scolastiche Bruno Mondadori, 1993
Nessun riferimento alle foibe, all’esodo
o ai lager titini.
STORIA CONTEMPORANEA
Rosario Villari (Pres. Giunta Centrale per
gli Studi Storici) - Ed. Laterza — III Rist. 1994
Capitolo ventesimo
11. dopoguerra e la fine del sistema coloniale
1. Difficoltà e contrasti del dopoguerra
La conferenza di Potsdam rinviò ad una successiva "conferenza dei
ventuno" (che si tenne a Parigi dal luglio all’ottobre del 1946)
la definizione dei trattati (che furono firmati il 10 febbraio 1947) con
i paesi ex alleati della Germania (Italia, Romania, Finlandia, Ungheria e
Bulgaria). Fu adottato il principio del ritorno alla situazione del primo
dopoguerra, ma non senza notevoli rettifiche. L’Italia dovette cedere
le isole del Dodecanneso alla Grecia, una parte della Venezia Giulia alla
Jugoslavia e due piccoli territori di confine (Briga e Tenda) alla Francia;
dovette riconoscere l’indipendenza dell’Albania e rinunciare alle
colonie, mantenendo un mandato di amministrazione fiduciaria per dieci
anni in Somalia. La controversa questione di Trieste fu risolta con la
creazione di un territorio libero, diviso in due zone amministrate
rispettivamente dagli anglo-americani e dagli jugoslavi; di fatto poi
Trieste tornò all’Italia nel 1954 (...).
(…) il fenomeno più vistoso causato da questi mutamenti
politico-territoriali, fu l’esodo di milioni di profughi da una zona
all’altra. Aggiungendosi alle conseguenze dei trasferimenti di popolazioni
avvenuti per cause diverse durante la guerra, esso contribuì ad aggravare i
problemi del dopoguerra e le tensioni tra le potenze che avevano le maggiori
responsabilità del riassetto sociale e demografico.
E questi sacrosanti principi di politica internazionale, tanto solennemente
formulati, dichiarati e sottoscritti, sono stati totalmente elusi dal
trattato di pace di Parigi del 10 febbraio 1947. Lo possiamo affermare a
futura memoria.
Nessun riferimento specifico all’esodo
italiano, alle foibe o ai lager titini.
CORSO DI STORIA DI ETA’ CONTEMPORANEA
Roberto Finzi - Mirella Bartolotti -
Bologna, Zanichelli, 1994
Nessun riferimento alle foibe, all’esodo
o ai lager titini.
STORIA E STORIOGRAFIA
Antonio Desideri - Firenze, G. D’Anna,
1994
pp. 985 - 986
12.3.11 Trattato di pace imposto dagli Alleati.
Il 10 febbraio 1947 De Gasperi firmò a Parigi, come capo del governo italiano,
il trattato di pace impostoci dagli Alleati. Fu questo l’atto
conclusivo del penoso calvario sofferto dalla delegazione italiana alla
conferenza per la pace (...). La pace comportò per l’Italia dolorose rinunce:
una rettifica di confine ad occidente, col passaggio alla Francia di Briga e
Tenda, la cessione alla Jugoslavia di Zara e della più gran parte della
Venezia Giulia di lingua slava, mentre Trieste col suo retroterra
fu costituita in Territorio libero, diviso peraltro in due zone, zona A,
comprendente Trieste, sotto amministrazione anglo-americana, zona B sotto amministrazione
jugoslava (Trieste e la zona A torneranno all’Italia solo nel 1954) (...).
Nessun riferimento alle foibe, all’esodo
o ai lager titini.
UNA GUERRA CIVILE. SAGGIO STORICO SULLA MORALITÀ
DELLA RESISTENZA
C. Pavone - Torino, Bollati Boringhieri,
gli Archi, 1994
Alla strage di Porzus in uno dei
saggi più importanti sullo studio della resistenza italiana viene dedicata solo
una breve nota (n. 106, p. 733).
POPOLI E CIVILTA’
Antonio Brancati - Firenze, La Nuova
Italia, 1995
Cap. 28 - L’Italia dalla ricostruzione
al centrismo
Il 10 febbraio 1947 venne firmato a Parigi il trattato di pace: le condizioni
furono imposte all’Italia, che dovette accettarle senza discussione per
effetto della resa incondizionata dell’8 settembre. La
"cobelligeranza" infatti, nonostante il positivo aiuto dato alla
vittoria dal Cln e dalle brigate partigiane, non dette titolo ai
plenipotenziari italiani di sedere al tavolo della pace e di partecipare
alle discussioni.
Il trattato — un vero e proprio "diktat" - nella forma e nella
sostanza imposto con ristrettissimi margini di manovra ai nostri
rappresentanti dagli Alleati e ratificato in luglio dall’Assemblea Costituente
- fissava la cessione alla Francia di un territorio comprendente Briga e Tenda e
gli importanti impianti idroelettrici colà esistenti; la rinunzia a gran
parte della Venezia Giulia in favore della Jugoslavia, ad eccezione della
zona di Trieste dichiarata "territorio libero" e divisa a sua
volta in due zone, rimaste sotto l’amministrazione degli Alleati e degli
Jugoslavi fino al 1954, anno nel quale un accordo diretto con la vicina
Repubblica restituiva la città e un limitato retroterra all’Italia.
La soluzione del problema di Trieste
(ottobre 1954).
Tra le iniziative di maggior rilievo prese dal governo pochi mesi prima dell’ascesa
di Gronchi al Quirinale va annoverata la soluzione dell’annoso problema
di Trieste, il cui territorio era stato suddiviso dagli Alleati in due
zone: quella denominata A (222 Kmq con 302.000 abitanti in massima parte
italiani) e quella B (515 Kmq con 73.000 abitanti in gran parte sloveni).
Di fronte all’ostilità della Jugoslavia ed alle incertezze degli
Alleati il governo nazionale, operando con decisione e con insolita autonomia
nei confronti delle potenze vincitrici, riuscì a riportare Trieste e tutta
la zona A sotto la sovranità dell’Italia (1954), pur se entro confini
ristretti.
Nessun riferimento alle foibe, all’esodo
o ai lager titini,
STORIA 2 — DAL 1948 AI GIORNI NOSTRI
Augusto Camera, Renato Fabietti - Bologna,
Ed. Zanichelli, 1995
Cap. 57. La Repubblica Italiana
Trattato di pace. Il 10 febbraio del 1947 De Gasperi firma a Parigi
il trattato di pace, con il quale l’Italia cede alla Francia Briga e
Tenda, alla Jugoslavia la Dalmazia e una parte della Venezia Giulia, alla
Grecia il Dodecanneso. Particolarmente sentito da vasti strati dell’opinione
pubblica è il problema di Trieste, che, contesa fra l’Italia e la
Jugoslavia ed eretta in un primo tempo a Territorio libero, verrà
restituita all’Italia nel 1954.
Nessun riferimento alle foibe, all’esodo
o ai lager titini.
STORIA CONTEMPORANEA
F. Gaeta, P. Villani, C. Petraccone - Bari,
Ed. Principato, 1996
La conferenza di Parigi (1946)
(...) Come era accaduto nel 1919, non vi fu una pace negoziata, ma una
serie di diktat che imposero mutamenti territoriali e pagamenti di pesantissime
indennità a titolo di riparazione. Il paese più colpito fu l’Italia,
che fu privata di tutte le colonie, dovette cedere alcuni territori (Briga e
Tenda) alla Francia ed altri (Venezia Giulia) alla Jugoslavia e fu obbligata a
una riparazione di 330 milioni di dollari. Una questione assai grave fu
quella di Trieste, per la quale si arrivò alla costituzione di un
territorio libero diviso in due zone amministrative, controllate rispettivamente
dagli anglo-americani e dagli jugoslavi: la città poté tornare all’Italia
nel 1954 in seguito a un accordo italo-iugoslavo.
Nessun riferimento alle foibe, all’esodo
o ai lager titini.
L’EUROPA E GLI ALTRI CORSI DI STORIA PER I
TRIENNI DELLE SCUOLE MEDIE SUPERIORI 3
Claudio De Boni, Enrico Nistri - Firenze,
G.D’Anna Messina, 1996
p. 561
(…) ma i sacrifici maggiori riguardano il confine orientale. Alla
Jugoslavia dobbiamo cedere buona parte dell’Istria le città di Zara e
Fiume. La stessa sovranità di Trieste è posta in discussione, con la
costituzione intorno ad essa di un territorio libero suddiviso in due zone: la
A con la città di Trieste, sotto amministrazione franco anglo americana; la
zona B sotto amministrazione jugoslava.
Entrambe le zone, secondo la dichiarazione tripartita del 1948 ad opera di
francesi, inglesi e americani, sarebbero dovute passare sotto la
sovranità italiana.
In realtà la zona A con Trieste tornerà all’Italia, mentre, con il trattato
di Osimo del 10 novembre 1975, il nostro paese rinuncerà alla sovranità
sulla zona B, entrata a far parte dell’allora Jugoslavia.
Nessun riferimento alle foibe, all’esodo
o ai lager titini.
MANUALE DI STORIA 3. L’ETA’ CONTEMPORANEA
A. Giardina, G. Sabbatucci, V. Vidotto -
Bari, Editori Laterza - IV Ristampa, 1996
Frutto di negoziati protrattisi per più di
un anno, il trattato di pace fra l’Italia e gli alleati fu firmato a
Parigi nel febbraio ‘47 e ratificato dalla Costituente nel luglio dello stesso
anno.
(…).Alla fine del ‘46 fu attuata una sistemazione provvisoria, che lasciava
alla Jugoslavia la penisola istriana, eccettuata una striscia
comprendente Trieste e Capodistria, che avrebbe dovuto costituire il
Territorio libero di Trieste. Il Territorio fu a sua volta diviso in una zona A
(Trieste e dintorni) occupata dagli alleati e in una zona B tenuta dagli
jugoslavi. Solo nell’ottobre 1954, dopo momenti di forte tensione fra
Italia e Jugoslavia, si giunse a una spartizione di fatto, che sanciva il
controllo jugoslavo sulla zona B e il passaggio dall’amministrazione
alleata a quella italiana della zona A, ossia di Trieste, che veniva così riunita
all’Italia. Ma sarebbero passati ancora più di vent’anni perché si
raggiungesse un accordo (il trattato di Osimo del novembre 1975), con cui
le due parti si riconoscevano reciprocamente la sovranità sui territori
in questione.
Certo, la questione di Trieste e della Venezia Giulia rappresenta nel primo
decennio postbellico la ferita più dolorosa fra quelle lasciate aperte
dalla guerra. Il contrasto fra italiani e slavi - esasperato durante il
fascismo dalla dura repressione contro le minoranze etniche condotta dal regime
- era riesploso alla fine della guerra, nelle zone occupate dagli
jugoslavi con una serie di sanguinose vendette contro gli italiani. Un
gran numero di giuliani e dalmati (fra i due e i trecentomila) erano
stati costretti a riparare in Italia, contribuendo a tener desta la polemica
contro il trattato di pace. Il problema di Trieste divenne così un fattore
di mobilitazione per l’opinione pubblica moderata e si intrecciò con
le divisioni create dalla guerra fredda (fino alla rottura fra Tito e
Stalin, nel ‘48, la frontiera fra Italia e Jugoslavia coincise con quella fra
Occidente e blocco comunista).
Nessun riferimento alle foibe o ai lager
titini.
NUOVE PROSPETTIVE STORICHE 3 - IL NOVECENTO
Gentile Ronga Salassa - Editrice La Scuola,
1997
Nessun riferimento alle foibe, all’esodo
o ai lager titini.
OPERAZIONE STORICA ETA’ CONTEMPORANEA
Alberto de Bernardis Scipione Scipione
Guarracio - Milano, Mondadori 1997-1998
Nessun riferimento alle foibe, all’esodo
o ai lager titini.
IL NOVECENTO – LE RADICI DEL MONDO ATTUALE Corso
di storia per la 3 classe degli ist. professionali secondo i nuovi programmi
Carlo Enrico Rol - Torino, Ed. Il
capitello, 1998
p. 129
Conferenza di pace di Parigi 1946 - (…) Il nostro paese perse alcuni
territori sulle Alpi occidentali, l’Istria le isole greche e le
colonie; la città di Trieste ebbe un’amministrazione particolare fino
al 1954, quando in seguito a un parziale accordo con la Jugoslavia ritornò di
fatto all’Italia (…).
Nessun riferimento alle foibe, all’esodo
o ai lager titini.
ELEMENTI DI STORIA XX SECOLO - IV Ed.
Augusto Camera e Renato Fabietti - Bologna,
Edizione Zanichelli, 1998
Pp. 1564-1566
L'8 settembre 1943, nel vuoto di potere determinato dallo sfacelo dello Stato
Italiano, furono uccise, soprattutto in Istria, 500/700 persone. Per
quanto gravi, quei fatti non corrispondevano però a un disegno politico
preordinato: essi furono piuttosto la conseguenza di uno sfogo dell'ira
popolare sloveno-croata contro gli italo-fascisti, paragonabile alla strage di
fascisti perpetrata nel Nord Italia dopo il 25 aprile, nella quale certo
non intervennero motivazioni etniche di nessun genere. […] Noi non
abbozzeremo un bilancio degli "infoibati" e dei soppressi in
vario modo e in varie circostanze, in primo luogo e soprattutto perché le cifre
fornite dalle varie fonti sono disparate e malcerte; in secondo luogo
perché l'abitudine invalsa di usare come argomento politico il cumulo
dei cadaveri gravante sulla coscienza di questo o quel partito ci sembra
disgustosa. (…) Altrettanto inammissibile ci sembra il fatto che osino
chiedere conto della ferita sofferta dall'Italia nelle sue regioni
nord-orientali coloro che di tale ferita sono stati i primi responsabili
o coloro che di tali primi responsabili si dichiarano eredi e continuatori.
Nessun riferimento alle foibe, all’esodo
o ai lager titini.
SETTE SECOLI D’EUROPA 3
G.Bordino- A.Chiattella- F. Gatti- G.
Martinetti - Ed. Sei 1998
Nessun riferimento alle foibe, all’esodo
o ai lager titini.
IL NOVECENTO
Brancati, T. Pagliarani - Firenze, La nuova
Italia, 1999
La «questione adriatica» - La «pulizia
etnica» e l'orrore delle foibe
La fine della guerra non significò l'arrivo della pace per molti Italiani
residenti sul confine con la Jugoslavia, costretti a vivere tutta una
serie di drammatiche esperienze destinate a divenire tristemente note
come «questione adriatica».
Nel corso della guerra di liberazione l'esercito comunista di Tito aveva infatti
proceduto gradatamente all'occupazione dell'Istria, dove da tempo
convivevano in pace la popolazione italiana e quella slava, ma anche di
Trieste, Gorizia, Cividale del Friuli, Gemona e Monfalcone e quindi
dell'intera Venezia Giulia, territori già rivendicati dal nuovo regno
serbo-croato-sloveno in quanto considerati di tradizione slava. Tale
pretesa, inizialmente favorita dallo stesso Partito comunista italiano,
non venne accettata dagli altri partigiani del luogo, decisi a difendere i territori
italiani dall'intento espansionistico di Tito. Nonostante la loro opposizione,
l'esercito di Tito riuscì a raggiungere ugualmente Trieste (10 maggio
1945). Da allora ebbe inizio nell'Istria una lunga serie di persecuzioni,
violenze e azioni di «pulizia etnica» da parte iugoslava, con lo scopo
di liberare tutto il territorio da qualsiasi presenza italiana. Vennero
così attuate vere e proprie esecuzioni in massa di cittadini, gettati poi, vivi
o morti che fossero, nelle più di 1500 cavità naturali scavate dalle
acque nella roccia carsica della zona e comunemente dette foibe (dal
latino fovea, «fossa»). È stato calcolato che circa 15.000 persone
persero così la vita. Si trattava di giovani, vecchi, donne, bambini scelti per
il semplice fatto di essere italiani e uccisi in nome di un esasperato
nazionalismo, dell'ideologia comunista dei seguaci di Tito e dello
spirito di vendetta ben presente nella popolazione slava, che aveva subito
molte perdite nella guerra di liberazione partigiana.
LA STORIA - IL NOVECENTO 3
F.Della Peruta, G. Chittolini, C. Capra -
Firenze, Le Monnier, 2000
p. 327
In Jugoslavia si costituirono due movimenti: quello monarchico, nazionalista e
anticomunista dei cetnici (guerriglieri) serbi guidati dal generale Draza
Mihajlovic, che finì con il collaborare con gli occupanti, e quello
comunista diretto da Josip Broz detto Tito.
Tito dimostrò grandi doti politiche e militari, (…)
La questione di Trieste, città sulla quale avanzavano le loro pretese gli
jugoslavi, fu sistemata provvisoriamente con il riconoscimento della
nuova entità statale creata nel luglio 1946 Territorio Libero di
Trieste, diviso in due zone: la A (la città e i dintorni) e la B (da
Capodistria a Cittanova), amministrate rispettivamente da anglo-americani
e dalla Jugoslavia.
Questa soluzione provocò in seguito acute tensioni tra italiani e slavi,
finchè nel 1954 la zona A fu affidata di fatto all’amministrazione di
Roma, con una sistemazione che fu sanzionata dalle due parti con il
trattato di 0simo del novembre 1975.
Nessun riferimento alle foibe, all’esodo
o ai lager titini.
GUIDA STORIA DEL ‘900
Giardina Sabatucci - Bari, Ed. 2000 La
Terza
Nessun riferimento alle foibe, all’esodo
o ai lager titini.
STORIA E STORIOGRAFIA.
Il Novecento: dall'età giolittiana ai
giorni nostri.
Antonio Desideri, Mario Themelly - Firenze,
D’Anna Messina
Nessun riferimento alle foibe, all’esodo o ai
lager titini.
L'ETÀ CONTEMPORANEA
P. Ortoleva, M. Revelli - Edizioni
Scolastiche B. Mondadori – Nuova Periodizzazione
Nessun riferimento alle foibe, all’esodo
o ai lager titini.
VOCABOLARIO DELLA LINGUA PARLATA IN ITALIA
di Carlo Salinari
FOIBA: Dolina con sottosuolo
cavernoso che indica particolarmente le fosse del Carso nelle quali, durante la
guerra ‘40-‘45, furono gettati i corpi delle vittime della rappresaglia
nazista.
PROGRESSO STORICO Corso di storia per la
Scuola Media
Michele D’Elia - Trevisini Editore,
Milano.
Cap. 30 Dalle conferenze ai trattati di
pace
La conferenza generale di Parigi — 10 febbraio 1947
Estenuanti conferenze tra i vincitori, dal settembre 1945 al dicembre 1946,
svoltesi a Londra, Mosca, Parigi e New York, precedettero quella generale
di Parigi dove si stabilì che: l’Italia cedesse Briga e Tenda alla
Francia, il Dodecanneso alla Grecia, parte della Venezia Giulia alla
Jugoslavia; Trieste fosse eretta in Territorio Libero, il cosiddetto "T.L.T.".
Il nostro Paese fu privato delle colonie: la Libia nel 1951 sarebbe stata
eretta in regno indipendente sotto re Idris El Senussi; l’Eritrea fu
annessa all’Etiopia; la Somalia ci fu affidata in amministrazione fiduciaria,
sino al 1960, anno in cui divenne repubblica indipendente .
p. 436
Il Trattato di pace di Parigi, 1947, ci impose condizioni durissime; sotto
questo profilo a nulla era valsa la Resistenza (...). L’Italia fu
obbligata a pagare, quale indennità di guerra,125 milioni di dollari
alla Jugoslavia, 105 alla Grecia e 100 all’Unione Sovietica; inoltre queste
Nazioni si appropriarono di alcune delle nostre migliori navi da
battaglia e la Russia anche di una nave scuola (…).
Nessun riferimento alle foibe, all’esodo
o ai lager titini.
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