Quelle fosse di morte in Istria e Dalmazia
LA STAMPA - 4 Marzo 1996 - Cronache Italiane
Roberto Morelli
Le foibe devono il loro sinistro significato all'uso che
ne fecero i partigiani jugoslavi durante e dopo la II guerra mondiale. Erano
fosse comuni per esecuzioni sommarie collettive, in gran parte di italiani.
Talvolta le vittime venivano fucilate subito dopo l'arresto. Altre volte
venivano prima smistate ai campi di prigionia, dove giacevano in condizioni
disumane: frustati, bastonati, denutriti, spesso costretti a picchiarsi fra
loro per un pezzo di pane e per il divertimento dei loro sequestratori, i
prigionieri venivano solitamente uccisi a coppie, legati sull'orlo della foiba
e falciati con la mitragliatrice.
Il fenomeno, per il quale Ivan Matika indagato dalla procura di Roma (con
altre 81 persone), inizi nell'autunno del '43 nell'entroterra istriano. Ebbe
la sua massima intensit fino a met giugno '45, quando gli Alleati rientrarono
a Trieste occupata dalle milizie di Tito, ma si protrasse almeno fino al '47,
soprattutto nella parte dell'Istria pi vicina al confine e sottoposta
all'amministrazione provvisoria jugoslava.
I crimini su cui indaga il pm Pititto (si mormora di imminenti mandati di
cattura) ebbero per vittime militari e civili italiani. Si calcola che i
civili uccisi furono da 3 a 5 mila. Non solo fascisti: erano presi di mira
tutti coloro che si opponevano al disegno dell'annessione della Venezia Giulia
alla Jugoslavia, compresi molti antifascisti, membri del Cln che avevano fatto
la Resistenza al fianco dei loro assassini. Da ci l'odierna accusa di
genocidio.
Le foibe - sintetizza lo storico triestino Roberto Spazzali - furono il
prodotto di odii diversi: etnico, nazionale e ideologico. Furono la
risoluzione brutale di un tentativo rivoluzionario di annessione territoriale.
Chi non ci stava, veniva eliminato.
A Trieste il culmine fu nei quaranta giorni di occupazione jugoslava (maggio e
inizio giugno '45): furono deportate circa ottomila persone, gran parte delle
quali pot poi far ritorno a casa.
|