5 maggio 1945: Caduti per la libertà
E' il terzo giorno (della famosa "quarantena titina") in cui la città di Trieste è sotto il controllo dell' "esercito" di Tito. In città il clima è di festa a seguito della capitolazione delle forze armate tedesche. Il popolo di Trieste però ancora non si è reso conto di ciò che lo attende.
tratto da Foibe:
60 anni di silenzi
(…) Il 5 maggio Trieste aspettava ancora di
dimostrare la sua gioia per l'avvenuta liberazione. Il prepotente bisogno di
esternare i proprio sentimenti in qualche modo non poteva più essere
trattenuto. Era una mattina di sole e la primavera si faceva sentire con un
impellente impulso di esultanza (...).
Così nacque quella manifestazione dopo tanti anni di schiavitù, in una
presunta atmosfera di libertà, che doveva venir invece soffocata nel sangue
innocente di 15 vittime. (...).
Già durante la prima mattinata si notava un movimento insolito (...).
Allorché dai quattro punti cardinali della città il popolo triestino
saturo di impazienza si mosse, convergendo al centro, si effettuò il
miracolo di fede tanto contenuto. Tutta la città si ammantò di tricolore.
Vecchi e giovani, uomini e donne, radicali ed estremisti, tutti affratellati
in un unico sentimento gridarono il nome della loro fede: Italia! (...)
Mentre la marea di popolo si avviava lungo il Corso in direzione di Piazza
Goldoni, cantando gli inni della propria passione, ad un tratto si udì un
miagolare di mitragliatrice. Lo stupore più che il terrore, inchiodò per
un attimo la massa del popolo allibita. Ma allorché si vide il terreno
cospargersi di caduti e il sangue zampillare dalle ferite, il raccapriccio
si impossessò degli animi ed un insano spavento primordiale attanagliò i
cuori, Tutto sarebbesi aspettato tranne tale ignobile ed ingloriosa
carneficina. I "drusi" ( l' "esercito" titino N.d.R.)
curvi sulle armi, con il ceffo contratto in un'orribile smorfia di sadico
piacere, sparavano all'impazzata sulla folla inerme. (...) Dopo
l'inevitabile fuggi fuggi seguito alla sparatoria, e il conseguente ritiro
delle bandiere tricolori dalle finestre per ovviare inutili rappresaglie, la
calma tornò. Era una calma funebre però. Le strade ridivennero deserte e
il corpo straziato delle vittime rimase in balia degli assassini i quali lo
gettarono nel deposito mortuario all'ospedale (...).
Ecco i nomi delle vittime (che non troverete nei libri di storia, N.d.R.):
Per i morti:
1- Graziano Novelli, anni 20;
2- Carlo Murra, anni 19;
3- Mirano Sanzin, anni 26;
4- Claudio Burla, anni 21;
5- Giovanna Drassich, anni 69.
Per i feriti:
1- Albino Canaletti;
2- Manlio De Mattia;
3- Tancredi Kolarski, rimasto invalido;
4- Camillo Carmeli;
5- Angelo Cavezza;
6- Antonio Kreiser
7- Augusto Mascia;
8- Pina Solimossi;
9- Renato Artico
10- Marialuisa Fonda.
Il sangue di questi innocenti fece bella mostra di sé per parecchi giorni,
sin tanto che la pioggia non lo lavò cancellando la traccia materiale, ma
non riuscendo a togliere dall'animo dei triestini il ribrezzo e il disprezzo
per i volgari assassini.
(...)
Tre mesi dopo, allorché il popolo triestino recavasi sul posto dell'eccidio
per deporre delle corone in memoria dei suoi innocenti figli, una contro
dimostrazione "progressista" tentò di turbare la sacra cerimonia,
ma ebbe il fatto suo. Con coraggio, e meravigliati dell'inaspettata
reazione, i manigoldi dell'unione antifascista italo-slava se la diedero a
gambe. Più tardi quelle gentildonne del D.A.I.S. ( donne antifasciste
italo-slave) approfittando dell'assenza di sorveglianza staccarono le corone
e con i nastri si pulirono le scarpe (..).
Il 5 maggio tramontava in un'atmosfera cupa e tragica.
|